Oggi le categorie economiche tra cui la Confesercenti di Pistoia e il Presidente Pierluigi Lorenzini , insieme al Sindaco di Pistoia Tomasi e al Presidente della Provincia di Pistoia, Marmo, hanno lanciato un grido d’allarme e presentato al Prefetto di Pistoia Gerlando Iorio un documento di richieste per la ripartenza. Riapertura il 4 Maggio per i negozi e il 18 per i pubblici esercizi.
Sono state presenti le maggiori testate stampa e televisive tra cui RAI 3 Toscana.
Il comunicato congiunto:
Le imprese della provincia lanciano un grido d’allarme: “ascoltate le nostre proposte o per l’economia del territorio sarà il collasso”.
Questa mattina i rappresentanti delle categorie del territorio – Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato e CNA – insieme al Sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi e al Presidente della
Provincia Luca Marmo hanno presentato al Prefetto Gerlando Iorio un documento con le richieste delle imprese al Governo.
Un’azione necessaria e urgente per far ripartire il sistema economico locale e permettere la sopravvivenza delle piccole e medie imprese sempre più allo stremo dopo quasi due mesi di lockdown.
Negli ultimi 50 giorni, infatti, le aziende sono state disastrate dal blocco totale delle loro attività e della circolazione delle persone disposto con i Decreti Governativi per fronteggiare l’emergenza sanitaria scaturita dalla diffusione del CV-19.
E’ indiscutibile che l’andamento del virus sia condizionante per il presente e per il futuro ed è emersa ormai la consapevolezza che ogni individuo dovrà imparare a conviverci impostando la propria vita e la propria quotidianità con regole e abitudini diverse improntate alla prudenza.
Questo non significa però restare fermi e continuare a prorogare la ripresa.
La ripartenza dell’economia è una necessità ineludibile ed è strettamente collegata alla sopravvivenza del sistema sociale, economico e imprenditoriale non solo del territorio ma dell’intero Paese.
La salute e l’economia sono oggi due priorità assolute poste sullo stesso piano, nella consapevolezza che riaprire le attività com’erano prima del virus sarebbe sbagliato – oltre che impossibile – ma anche riaprire con regole insostenibili che fanno fallire migliaia di imprese e con
milioni di disoccupati non è accettabile.
Per questo Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato e CNA hanno strutturato una serie di proposte da sottoporre all’attenzione del Governo, suddivise in due momenti in successione l’uno all’altro.
Il primo riguarda nell’immediato la “Fase 2”:
• riapertura di tutte le attività escluse dal nuovo DPCM del 26 Aprile, nel rispetto dei principi di sicurezza approvati a livello nazionale: prevedere la ripartenza dei negozi e le attività commerciali il 4 Maggio e dei pubblici esercizi il18;
• contributi a fondo perduto per le imprese più piccole, garantendo la massima tempestività e la concreta attuazione;
• cancellazione di imposte e tributi per il 2020;
• istituzione di un fondo per il sostegno all’affitto per gli immobili commerciali e artigiani e la reintroduzione della Cedolare Secca per le locazioni artigianali e commerciali per i nuovi contratti o la rinegoziazione di quelli già in essere;
• azzeramento delle utenze per periodo di sospensione dell’attività;
• Sanatoria per segnalazioni CAI e/o CRIF per il periodo di emergenza Covid;
• pagamento immediato da parte dell’INPS delle indennità relative agli ammortizzatori sociali e/o indennità di sostegno a lavoratori autonomi e famiglie;
• esenzione del pagamento canone per occupazione del suolo pubblico (COSAP) per l’installazione di cantieri e ponteggi, relativi alla realizzazione di interventi di riqualificazione energetica (compreso facciate) ed antisismica di edifici, nonché il suo azzeramento a partire dal mese di Marzo e per tutto il 2020 per i dehors degli esercizi di somministrazione
concessi su aree pubbliche, mercati, fiere e posteggi isolati, spazi dati in concessione a esercizi commerciali al dettaglio e strutture ricettive;
• nominare dei Commissari in ogni Regione che operino con l’obiettivo del controllo e che siano i garanti del nuovo “modus operandi” nel campo dei grandi appalti pubblici per lo snellimento burocratico, senza più il bisogno di enti e/o strutture che verrebbero superati dal controllo del commissario.
Entro tre mesi dovranno invece essere attuati interventi a sostegno della “Fase 3”:
• sburocratizzazione e semplificazione delle tramite sistemi informatizzati;
• sostegno allo sviluppo e alla digitalizzazione con progetti e strumenti ad hoc
• abbattimento del cuneo fiscale per alleggerire il carico alle imprese;
• decontribuzione e tassazione per nuovi assunti almeno per 24 mesi
• raddoppio delle misure straordinarie degli ammortizzatori sociali
• detassazione dell’energia per le attività economiche
• incentivazione degli investimenti per il risparmio energetico nel settore privato prevedendo
l’estensione degli ecobonus;
• istituzione di un sistema di calmierazione dei costi energetici attraverso l’introduzione di un
credito di Imposta per le PMI energivore;
• TARI: passaggio tariffazione puntuale; applicazione previsione normativa nazionale sul
completo esonero delle superfici produttive; esenzione completa per tutte le nuove imprese indipendentemente dal settore ed età anagrafica del titolare; revisione contratto Alia su criteri di costi standard ed efficientamento aziendale; regolamentazione e tariffazione unica di Ato;
• stabilizzazione dei bonus fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per il risparmio energetico
per il rilancio dell’edilizia privata con la possibilità di cedere il credito di imposta direttamente al sistema bancario attualizzandone l’importo disponibile;
• riattivazione dei “Bandi di riqualificazione delle periferie” con consistenti incentivi tramite
finanziamenti a fondo perduto e/o prestiti a tasso zero coperti da garanzia statale per interventi di riqualificazione edilizia ed urbanistica delle aree degradate delle nostre città;
• attivazione di interventi pubblici e cantieri che sono già finanziati e fermi;
• superamento del codice degli appalti assegnazione diretta dei lavori degli enti pubblici fino all’importo di 1 milione di euro utilizzando il criterio della rotazione dell’albo fornitori;
• capitalizzazione delle PMI attraverso l’utilizzo del Fondo Centrale di Garanzia e i confidi;
• realizzazione di un progetto per le PMI basato sull’economia circolare puntando ad una riduzione degli sprechi finali per reintrodurli nuovamente nel ciclo produttivo;
• IMU: rimodulazione aliquote in riferimento alle caratteristiche di utilizzo dell’immobile con applicazione della base normativa in caso di immobili produttivi, commerciali o di servizio utilizzati direttamente dal proprietario;
• attivazione per gli investimenti privati dello strumento del silenzio assenso in massimo 30 giorni e inasprimento delle sanzioni;
• assegnazione delle gare per opere pubbliche ed eventuale ricorso al Tar da parte di alcune imprese che preveda solo la possibilità di un indennizzo in caso di irregolarità;
• ri-patrimonializzazione dei confidi al fine di ampliare l’ambito delle loro attività finanziarie a
favore delle piccole imprese utilizzando parte delle risorse del Fondo centrale (250 milioni).
Tutto questo dovrà seguire indispensabili protocolli di sicurezza che le aziende dovranno adottare
per garantire il rispetto di norme e comportamenti che si sono finora rilevati utili per il contenimento
del virus, con specifiche per ciascun settore di appartenenza.
Anche su questo punto le categorie hanno preparato delle proposte da sottoporre al Governo.
Adesso è il momento delle risposte.