LE TERME SI SALVANO CON UN PIANO STRATEGICO: PUBBLICO E PRIVATO CONDIVIDANO LE LINEE GUIDA DI TUTTI GLI INTERVENTI

Nei giorni scorsi Montecatini ha avuto l’attenzione di Gian Antonio Stella, che ha acceso sul Corriere un faro su uno dei tanti disastri prodotti dalla “mala gestio” del nostro Paese. Stella ha trattato con maestria la disastrosa situazione delle nostre terme, sottolineando i buoni propositi di rilancio ribaditi nel corso di decenni senza alcun risultato, mentre le ragioni dei fallimenti mai sono emerse e i responsabili mai individuati.

Eppure la ricerca delle responsabilità è importante, se finalizzata a capire come è possibile far uscire la città dalla situazione attuale. In questo senso è importante rispondere alle domande di Stella. «Gli amministratori locali e regionali che si sono avvicendati dagli anni ’90 – ricorda il direttore provinciale di Confesercenti Riccardo Bruzzani – non hanno valutato con la necessaria attenzione la particolarità e la complessità della società Terme. Fu chiesto il trasferimento dallo Stato alla Regione e al Comune senza pensare a come fronteggiare le esigenze di investimento che un tale soggetto avrebbe inevitabilmente posto ai soci pubblici».

Dopo si è ritenuto di risolvere il problema privatizzando la società, imponendo però vincoli tali da renderla impossibile. «La domanda del mercato – dice ancora Bruzzani – era cambiata e anziché avere un piano strategico per innovare l’offerta turistica della città e con essa quella termale è cresciuto a dismisura l’indebitamento. Le divisioni della politica e della classe dirigente della città, compresa la parte imprenditoriale, non hanno permesso la condivisione di analisi e progettualità».

Si tratta adesso d’individuare finalmente un comune terreno di lavoro, tra pubblico e sistema delle imprese, che consenta di definire in primo luogo una visione nuova per il futuro della città e delle Terme (il cui brand è vivo), superando con coraggio le posizioni del passato. La comunità deve individuare, attraverso il confronto di idee e progetti, il proprio percorso di sviluppo, puntando su innovazione e diversificazione. «Gli interventi “messianici” di qualche soggetto esterno, oppure voler contare unicamente su risorse pubbliche – dice Fabio Cenni, presidente Assohotel – sarebbe una nuova, tragica illusione. E’ quindi indispensabile definire un piano strategico, da utilizzare come guida per tutti gli interventi della pubblica amministrazione per l’ammodernamento della città, le scelte urbanistiche e gli interventi sul patrimonio acquisito da Regione, Comune, Fondazione Caript».

Altra questione è cosa fare di quello che resterà della società Terme. Nei prossimi giorni è atteso il pronunciamento del Tribunale di Pistoia in merito alla richiesta di concordato presentata dalla società Terme. E’ l’ultima possibilità per evitare il fallimento, che sarebbe un danno irreversibile per l’intera collettività locale. «La privatizzazione, ora possibile – spiega il presidente provinciale di Confesercenti Pierluigi Lorenzini – va affrontata senza contrarietà di principio, sulla base di un progetto con visione a medio lungo/termine e con la garanzia degli investimenti. Occorre stabilire come utilizzare il patrimonio edilizio termale non acquisito dal pubblico, sottoposto a spinte speculative, con appropriate scelte urbanistiche».

Ecco perché è necessario il piano strategico, da elaborare con professionisti multidisciplinari capaci e affidabili, allo scopo di indirizzare e facilitare interventi in grado di costruire l’offerta di qualità al passo con i tempi, fermo restando l’obiettivo del rilancio delle terme, ma anche consapevoli della necessità di andare oltre il “monotematismo” termale e di stimolare tutta l’economia territoriale.