CENTRI COMMERCIALI NATURALI E RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE URBANE

Se ne è parlato  in Camera di commercio in un convegno organizzato da Confesercenti.

Il presidente regionale dell’associazione Gronchi: “Serve salto di qualità nella direzione di un town centre management”.

Il nuovo Codice del commercio della Regione Toscana ha aperto a innovativi modelli di sviluppo per i Centri commerciali naturali, con possibilità di diventare protagonisti anche sul fronte della sicurezza e della riqualificazione delle aree urbane. Sulla base delle indicazioni contenute nel Codice in vigore dallo scorso dicembre i Ccn assumono sempre di più un ruolo centrale per sostenere la vitalità della rete distributiva degli esercizi di vicinato e per il mantenimento nei centri urbani di condizioni di accoglienza e vivibilità adeguate agli standard tipici della “dimensione toscana”.

Per questo Confesercenti Pistoia e Confesercenti Toscana hanno organizzato un convegno dal titolo: “I Centri commerciali naturali per uno sviluppo culturale, economico e urbano delle città”. L’evento è andato in scena lunedì (13 maggio) nella sede della Camera di commercio di Pistoia.

Dopo che il presidente provinciale di Confesercenti Pierluigi Lorenzini ha sottolineato l’importanza del commercio tradizionale quale “presidio del territorio” e che il sindaco Alessandro Tomasi ha evidenziato la contrarietà all’insediamento di nuovi grandi centri commerciali “artificiali” sul territorio (“Un modello ormai in crisi”), l’assessore regionale Stefano Ciuoffo ha spiegato che con la nuova legge regionale si vogliono “governare i processi di un commercio in continua evoluzione” e che “i Ccn rappresentano la sintesi di questa complessità e di una parte di città che torna a produrre ricchezza mettendo insieme tanti attori”.

Molto interessante l’analisi fatta dal presidente regionale di Confesercenti Nico Gronchi. “Il primo Ccn – ha detto – è nato in Toscana, a Empoli, a inizio anni ’90. Oggi ne esistono 89 nella nostra regione, ai quali vanno però aggiunte tante altre piccole strutture associative che portano il numero totale a circa 170. L’obiettivo, ora, è quello di realizzare un town centre management, ovvero il riposizionamento dell’intera offerta dei servizi di una città: gestione degli eventi, arredo urbano, innovazione digitale, servizi quali trasporti o parcheggi, utilizzo della tassa di soggiorno per creare progetti in accordo con il segmento turistico. Serve un salto di qualità: sono troppe le leve lasciate in mano al pubblico, laddove in altri Paesi sono strutture simili ai Ccn a occuparsi di questi temi. Serve, in altre parole, una dimensione più europea per i Ccn, che devono costruire una rete d’impresa per riqualificare le diverse aree cittadine”.

All’incontro hanno partecipato anche Gianni Anselmi (presidente seconda commissione consiglio regionale della Toscana), Paolo Meucci (direzione generale politiche interne Parlamento Europeo) e Lucio Scognamglio (presidente Eurosportello). I presidenti di alcuni Ccn toscani hanno infine raccontato le loro esperienze “sul campo”: Annalisa Coli (Livorno), Claudio Chimenti (Montecatini), Francesco Becagli (Pistoia) e Luana Grazzini (ponte Buggianese).